Gli esperti rispondono alle vostre domane.
21 Luglio 2025
Il 28 giugno, nella diretta di PKU&Noi 2025 abbiamo ricevuto molte domande. Non era possibile rispondere a tutte durante l’evento, così ne abbiamo raccolte qualcuna e le abbiamo inviate ai medici specialisti che ringraziamo per la loro disponibilità.
Raccomandiamo a tutti di ricordare che le associazioni pazienti che promuovono PKU&Noi sono una risorsa preziosa d’informazioni e supporto, non esitate di rivolgervi anche a loro.
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Domanda: “Mio figlio Pku, è frutto di una PMA di primo livello all’età di 32 anni. Successivamente abbiamo riprovato, ma è arrivata un’interruzione naturale a 9 settimane, poi altri tentativi di primo e secondo livello, fino a fivet, purtroppo nonostante la qualità delle blastocisti iltransfer non ha avuto successo con gravidanza all’età di 42 anni. Può esserci correlazione con la PKU?”
Risposta: Non ritengo ci sia correlazione tra il fallimento della PMA e la PKU, quanto piuttosto con l’età materna avanzata.
Dr.ssa Daniela Zuccarello
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Domanda: “Fare sport aiuta ad abbassare i livelli di iperfenilalanemia?”
Risposta: L’attività fisica in sé non è direttamente responsabile della riduzione dei livelli di fenilalanina nel sangue, poiché la fenilalanina deriva principalmente dall’alimentazione e dal metabolismo individuale. Tuttavia, fare sport può contribuire a migliorare il metabolismo generale, la salute cardiovascolare e il benessere psicofisico del paziente. Inoltre, uno stile di vita attivo e bilanciato può supportare il controllo metabolico e favorire una migliore gestione complessiva della malattia, ma non sostituisce il trattamento dietetico specifico. Perciò, l’attività fisica è consigliata come parte di uno stile di vita sano, ma non è un mezzo diretto per abbassare i livelli di fenilalanina.
Dr.ssa Valentina Rovelli
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Domanda: “La sepiapterina per quali mutazioni di pku funziona e come sapere la propria mutazione?”
Risposta: Attualmente, gli studi disponibili non suggeriscono una correlazione diretta tra il genotipo (mutazione specifica del gene PAH) e la risposta alla sepiapterina. Gli studi clinici, hanno anzi riportato che la sepiapterina potrebbe ridurre significativamente i livelli di fenilalanina nel sangue in pazienti con fenilchetonuria (PKU) indipendentemente dal tipo di mutazione del gene PAH. Per conoscere la propria mutazione, in tutti i casi, è il test genetico (analisi del gene PAH) a poter fornire questa informazione.
Dr.ssa Valentina Rovelli
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Domanda: “La terapia genica per la PKU sembra molto promettente – però non sono rari casi di terapie geniche per malattie rare con bisogni medici parzialmente soddisfatti (non totalmente insoddisfatti) che sembrano non aver avuto successo sul mercato (v. Emofilia). In vista di una futura terapia genica pensate che possano essere poi attrattive per i pazienti PKU in futuro e per quale tipo di pazienti?”
Risposta: La terapia genica per la PKU potrebbe rappresentare un’ipotesi promettente e offrire una soluzione duratura correggendo il difetto genetico alla base della malattia. Tuttavia, come mostrato in altre malattie rare, il successo commerciale e l’adozione da parte dei pazienti dipenderanno da efficacia, sicurezza, costi e facilità di accesso. Probabilmente sarà più attrattiva per i pazienti con PKU grave o difficilmente controllabile con le terapie attuali, soprattutto per chi fatica a mantenere l’aderenza alla dieta. In ogni caso, il suo impatto reale dipenderà dai risultati dei futuri studi clinici e dal confronto con le opzioni terapeutiche disponibili.
Dr.ssa Valentina Rovelli
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Domanda: “Ma la sepiapterina funziona anche nelle persone con pku classica? O è come il kuvan che nella classica non funziona?”
Risposta: La sepiapterina è un precursore della tetraidrobiopterina (BH4; la forma sintetica è la sapropterina) che aumenta la disponibilità di questo cofattore, migliorando l’attività residua dell’enzima fenilalanina idrossilasi (PAH). Studi clinici recenti hanno dimostrato che la sepiapterina può ridurre significativamente i livelli di fenilalanina anche in pazienti con PKU classica, che solitamente non rispondono alla sapropterina. Questo rappresenta il principale meccanismo che la distingue dalla sapropterina, la quale è efficace principalmente in pazienti con forme meno severe di PKU, mentre nella PKU classica la risposta è tradizionalmente assente. In sintesi, la sepiapterina sembra offrire un potenziale di efficacia più ampio, inclusa la PKU classica, anche se sono necessari ulteriori studi clinici per confermare questi risultati.
Dr.ssa Valentina Rovelli
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